LaCividaleNascosta

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#AnticheMuraAlte in #BorgoSanDomenico

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#AnticheMuraAlte in #BorgoBrossana

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#LaCividaleNascosta #MonumentiAffreschi nel #CentroStorico

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ScopriAMO il Mulino https://www.youtube.com/watch?v=2uT8l-1n0pQ


#LaCividaleNascosta fa parte del #WRProgetto12 ideato e progettato a cura di Romano Paludgnach fondatore dello Staff #WalkingRunByNight e della ASD WalkingRunCentroStorico

Per la parte ambientale della #LaCividaleNascosta ricerca ed esposizione a cura di Chiara Cudicio in collaborazione con Romano Paludgnach



Grazie a Chiara Cudicio ecco due #StoryTelling dal Presente al Passato

  1. Mura Alte

ASDWRCS Progetto12 Percorso naturalistico MuraAlte Cividale del Friuli

     2. Fresche e Dolci Acque (affluenti del Natisone)

ASDWRCS Progetto12 Percorso Fresche e Dolci Acque Cividale del Friuli



PERCORSO PIANTE DELLE MURA

PERCORSO URBANO A CIVIDALE DEL FRIULI

DOVE LA STORIA INCONTRA LA CULTURA ED ANCHE LA NATURA

#PerCorsoSportivo

#PerCorsoStorico

#PerCorsoCulturale

#PerCorsoNaturalistico

#PerCorsoAmbientale

#PerCorsoPianteDelleMura

Pur considerando una città come luogo sorto per le esigenze umane, essa può comunque avere una funzione ecologica per specie vegetali e animali dal momento che questa è un habitat dove vivono molti organismi.

L’ecosistema urbano è motivo di studio anche perché può avere delle ricadute riguardo l’urbanistica, la qualità della vita, l’educazione ambientale e socio-sanitaria.

Osservando la flora e i corsi d’acqua di una città si giunge a comprendere il suo grado di sostenibilità ambientale e di vivibilità.

Le antiche mura alte di Cividale del Friuli risalgono al XIII secolo quando il Patriarca Bertoldo di Andechs ne iniziò la costruzione, includendo le cinte di età romana ed estendendole ai borghi che si erano sviluppati lungo le quatto vie di comunicazione che conducevano alla città ducale. Fanno parte di questa zona Borgo di Centro, Borgo di Ponte (sulla riva sinistra del Natisone), Borgo Brossana, Borgo San Domenico e Borgo San Pietro (sulla riva destra). I lavori di costruzione realizzati tra il XIII e il XVII secolo hanno portato ad una struttura muraria in pietra con un complesso sistema di cortine, torri, torrioni e fossati. Dal XVII secolo in poi, venuta meno l’esigenza difensiva della città da attacchi esterni, le mura sono state sottoposte ad una lenta fase di demolizione, soprattutto delle torri. Con il tempo la città si è ingrandita fino ad inglobare le frazioni vicine. I borghi di Cividale del Friuli hanno un’intensa urbanizzazione, distribuita uniformemente, ma sono poco ospitali per la flora. Gli spazi disponibili per le specie vegetali si limitano alle mura, ai selciati e ad alcune zone destinate al verde pubblico.

Dal censimento della flora della città, sono state rilevate circa 220 specie diverse appartenenti soprattutto alle famiglie delle Asteraceae e Poaceae a cui si aggiungono, in apporto minore, Fabaceae, Brassicaceae, Lamiaceae, Apiaceae, Cayiophyllaceae, Ranuncolaceae e Rosaceae.

Se dal punto di vista prettamente urbano del centro storico e della periferia ne deriva una certa monotonia floristica generale, buona parte delle mura cittadine, invece, possiede una notevole ricchezza di specie.

L’età della cinta muraria e le particolari condizioni climatiche, hanno favorito l’insediamento di vegetazione che si è adattata alle caratteristiche del luogo. Le mura alte, con la loro posizione verticale e gli sbalzi di temperatura tra il dì e la notte (pietre calde nelle ore diurne e fredde in quelle notturne), hanno creato i presupposti ecologici per l’attecchimento di varie specie di vegetali. Lo sviluppo di queste piante ha potuto godere della presenza di numerosi insetti impollinatori e dell’umidità dell’acqua degli affluenti del fiume Natisone.

Quindi, oltre alle tipiche piante murarie come Cymbalaria muralis,

l’Asplenium trichomanes,

l’Asplenium ruta-muraria

e la Parietaria judaica,

sono presenti specie termofile particolarmente abbondanti come l’Erysimum odoratum, la Bromopsis erecta e l’Achillea collina e marcatamente xerofile come la Stipa calamagrostis e la Campanula sibirica.

Nelle mura in ombra o esposte a nord (Borgo San Domenico) si possono trovare specie sciafile e mesofile come il Polypodium vulgare, lo Hieracium murorum e la Mycelis muralis.

Un aspetto molto interessante è quello dei ritrovamenti sulle mura di Borgo di Ponte di Saxifraga petraea e Campanula carnica, specie endemiche rare in ambiente murario, ma, in questa parte esposta a settentrione, si crea una situazione topoclimatica simile a quella delle rupi della forra del Natisone, dove le due specie sono presenti in abbondanza negli anfratti ombrosi.

La fioritura delle specie vegetali presenti sulle mura arricchisce l’aspetto estetico e naturalistico della cinta muraria; come accade ad esempio in via Monastero Maggiore e in Borgo di Ponte. Tuttavia alcune di esse possono creare diverse problematiche per la conservazione del patrimonio architettonico, in quanto provocano instabilità nelle strutture dei manufatti a causa dello sviluppo del loro apparato radicale.

Tra le specie che possono dare maggiore preoccupazione ci sono i numerosi esemplari di Ficus carica e della Thuja orientalis che crescono spontanei sulle mura e sulle rupi del Natisone.

Lungo il percorso possiamo osservare diversi corsi d’acqua che caratterizzano il paesaggio cittadino: il fiume Natisone, ma anche il Rio Emiliano, la Roggia Torreano-Cividale e il Torrente Lesa.

Il primo è il fiume principale, nonché simbolo di Cividale. Le sue acque smeraldine nascono a Prossenicco di Taipana dall’unione del Rio Bianco e del Rio Nero, alle pendici del Montemaggiore e della Gnjilica; dopodiché il suo corso continua per via transfrontaliera per poi rientrare in Italia, attraversare le Valli della Benečjia e unirsi alla sponda sinistra del fiume Torre.

Il Rio Emiliano è uno degli affluenti sulla riva destra del Natisone che scorre tortuoso e rasenta le mura di Borgo Brossana.

Un’altra zona caratteristica che si può ammirare è il parco urbano del Rio dei Mulini (Roggia Torreano-Cividale), recentemente restaurato dall’amministrazione comunale e caratterizzato da percorsi pedonali che si sviluppano per 9 km e che permettono di apprezzare le bellezze del paesaggio e della natura, nonché del mulino restaurato e sede della sezione Alpini di Cividale.

Il Torrente Lesa, affluente della sponda sinistra, venne sfruttato dall’amministrazione cittadina fin dal 1476 per l’alimentazione del mulino della frazione di Madriolo. Attualmente è parte integrante e fulcro del Parco Urbano della Lesa.

Alla fine dell’itinerario ognuno avrà la consapevolezza di aver visto luoghi particolarmente suggestivi dove la natura e le costruzioni antropiche coesistono armonicamente e permettono un rapporto uomo-ambiente equilibrato e sostenibile.

di Chiara Cudicio 17/07/2018

InfoUtile Parte integrante del Progetto12

In Collaborazione con Romano Paludgnach ideatore e fondatore del #Progetto12

#Fonti:

  • cividale.net
  • vallidelnatisone.it
  • friulionline.com
  • Francesco Boscutti, Fabrizio Martini, Gualtiero Simonetti, Marta Watschinger “Flora vascolare spontanea di Cividale del Friuli (NE Italia)”, da Gortania Botanica, Zoologia, Udine 30/04/2010,

pag. 37-52

  • Claudio Mattaloni, “La storia liquida. L’acqua nei secoli a Cividale del Friuli”, Associazione Culturale-Ricreativa Amîs di Grupignan


PERCORSO FRESCHE E DOLCI ACQUE

PERCORSO URBANO A CIVIDALE DEL FRIULI

DOVE LA STORIA INCONTRA LA CULTURA ED ANCHE LA NATURA

#PerCorsoSportivo

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#PerCorsoFrescheEDolciAcque

Quando si pensa a Cividale del Friuli non si può non rivolgere lo sguardo alla sua grande storia e al suo affascinante passato. Città ducale da sempre indagata, esaminata e interrogata dagli studiosi, ha visto passare tra le sue vie schiere di popoli amici e invasori. Ma nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se non ci fosse stata la presenza dell’acqua. Niente Cesare, niente Gisulfo, nessun Tempietto, nessun Patriarca, insomma nulla di nulla…se qui non ci fosse stato lui, il Natisone, padrone incontrastato e protagonista dell’intera vallata.

Dev’essere stato alquanto attraente il sinuoso andamento del fiume, accanto ai rilievi e alle ripide Prealpi Giulie, per riuscire a conquistare la fiducia dei nostri antenati, sicuramente convinti anche dalla posizione strategica meglio difendibile rispetto alla pianura. Ma qual è la ragione principale dei primi insediamenti, se non la possibilità di potersi dissetare in fresche e dolci acque?

Paleolitici, neolitici, uomini dell’età del bronzo e del ferro, paleoveneti, celti, romani e longobardi sono stati attirati da questo luogo, creandone la propria dimora e sviluppando in esso le loro civiltà.

Con la fondazione della Forum Iulii romana nel 52 a.C. circa, si ufficializzò una antecedente presenza insediativa romanizzata. Dopo qualche anno il sito militare acquisì il titolo di municipium (comunità cittadina legata a Roma), difeso da solide mura alte e con le centuriazioni dove si praticavano coltivazioni razionali favorite dalla presenza del Natisone e dei suoi affluenti.

Il naturalista Gualtiero Simonetti afferma che il Natisone nel suo affacciarsi alla pianura friulana, ha modellato l’ambiente lasciando un’impronta determinante. Con l’attuale, spettacolare forra, il fiume rappresenta un elemento paesaggistico di notevole importanza.

Ph. Chiara Cudicio

È un corso d’acqua dal tormentato andamento, plasmato da deviazioni, incisioni, sollevamenti di blocchi rocciosi ed erosioni.

Nasce a 415 m s.l.m dalla confluenza del Rio Bianco, collettore di un gruppo di sorgenti disseminate alle falde sudorientali del Monte Maggiore e, dal Rio Nero, considerato l’altro ramo sorgentizio. Questi due rivi, assieme ad alcuni altri ruscelli, danno origine al tratto iniziale del fiume, che qui scorre in profonde e tortuose gole fortemente incise nell’arenaria. In prossimità della forra di Prandolino, il corso piega deciso ed in modo improvviso ad est e sbocca in territorio sloveno. A Robic devia di nuovo la sua direzione e scende verso sud-ovest fino ad incassarsi tra il Monte Mia e il Monte Matajur.

Da Stupizza rientra in territorio italiano raggiungendo con fare zigzagante e spettacolare Cividale del Friuli. Da lì prosegue incassandosi tra forre scavate tra

brecce e conglomerati e forti strapiombi fino a raggiungere Premariacco e Orsaria, poi le sponde si abbassano in modo graduale giungendo a Manzano. L’alveo si allarga notevolmente e defluisce nella pianura fino ad incontrare, fra Soleschiano e Trivignano, il corso del Fiume Torre.

Nel comune di Cividale del Friuli, il Natisone riceve alcuni corsi d’acqua. Dalla conca di Guspergo un articolato sistema di rii scende dalle falde del Monte dei Bovi e confluendo nel Rio Foran dà luogo al Rio Emiliano, a circa 165 metri s.l.m. Questo scorre alla base del saliente di Pradis, fino a raggiungere Borgo San Domenico, dove riceve i ruscelli della conca di Zuccola. Aggirando con un letto artificiale il Borgo Brossana, rasenta le antiche mura alte e si getta nel Natisone con un bel salto.

La Roggia di Torreano, chiamata anche Rio dei Mulini, fu scavata per volere della Repubblica Veneta tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento. Essa nasce dall’esigenza di ottenere corsi d’acqua dalla portata costante utilizzabili in ambito agricolo e per soddisfare i bisogni idrici di uomini e di animali.

Inizialmente questo canale alimentava soltanto il comune di Torreano, poi fu allungato fino a Cividale del Friuli raggiungendo il Natisone. Difatti la roggia era indispensabile alla città ducale, in quanto una fonte d’acqua corrente sempre disponibile poteva alimentare i mulini e i battiferro, nonché le filande Ottocentesche, che sorgevano lungo le sue sponde.

Attualmente è interessante camminare lungo i sentieri del Parco Urbano del Rio dei Mulini, situato in via Mulinuss, di recente rivalorizzazione da parte dell’amministrazione comunale cividalese, dove è possibile ammirare ancora un mulino restaurato, oggi sede della sezione Alpini di Cividale.

Dalla conca di Purgessimo, attraversati i canali della bonifica, il Torrente Lesa scorre verso ovest, alla base delle colline per immettersi nel Natisone dalla sua riva sinistra. Questo torrente fu sfruttato fin dal 1476 per alimentare il mulino della frazione di Madriolo; oggi, invece, dà il nome a uno dei parchi urbani della città ducale (il Parco della Lesa), utilizzato per numerose manifestazioni sia sportive che culturali.

Il territorio che si apre alla nostra vista percorrendo le vie delle acque di Cividale del Friuli è ricco di storia che ha lasciato segni profondi e importanti testimonianze, un crocevia fondamentale del Nord-Est, una terra di confine solcata dai popoli che si sono succeduti e hanno forgiato il carattere, forte e tenacemente ancorato alle proprie tradizioni, degli abitanti della città. Camminare lungo le mura, osservare lo scorrere dell’acqua a volte dolce e leggero, altre volte impetuoso e prorompente, fa scoprire e riscoprire ciò che c’è di nascosto nella città ducale venendo a contatto con la natura intima del suo cuore pulsante.

Chiara Cudicio 02/08/2018

InfoUtile Parte integrante del Progetto12

In Collaborazione con Romano Paludgnach ideatore e fondatore del #Progetto12

 

#Fonti:

  • Claudio Mattaloni, “La storia liquida. L’acqua nei secoli a Cividale del Friuli”, Associazione Culturale-Ricreativa Amîs di Grupignan, 2010
  • Gianfranco Ellero, “Torreano. Il paese della pietra”, atti del convegno di Cividale – 31 maggio 1986
  • parcodelnatisone.fvg.it